Come ti avevo promesso la rubrica dedicata ai miei Mentori del mese di Giugno si apre con il grande Julio Velasco.
Come al solito mi piace ricordarti che per avere le informazioni di base ti basta andare su Wikipedia, ma per assaporare veramente le sue parole e la sua forza devi ascoltarlo con le tue orecchie o in questo caso leggendo il mio articolo!
Ho avuto la fortuna di averlo come ospite ad un dei miei eventi: Leadership and Management a Luglio 2019.
Una sala piena di gente attendeva l’arrivo di quest’uomo, famoso per aver contribuito a creare la “generazione di fenomeni” della pallavolo.
E’ salito sul palco, dopo una mia breve presentazione, un uomo normale, accompagnato dalla moglie e pronto a raccontarci una storia fatta anche di grande ilarità.
Una grande carriera fatta di cose che si devono fare e cose che non si devono fare…della serie…sbagliando si impara!
Il Leader secondo Velasco
Nell’arco di un’ora abbondante di intervento ha parlato con semplicità esemplare delle caratteristiche del Leader portando esempi di quotidianità così calzanti da far pensare veramente anche ai più scettici che ognuno di noi può diventarlo se veramente lo vuole.
Un leader è sempre se stesso
Sembra una banalità ma credimi non lo è davvero.
La maggior parte delle persone sono impegnate a scimmiottare le persone di successo pensando che sia l’unico modo per essere ascoltati.
L’aneddoto del professore universitario
Hai presente quell’insegnante che nonostante lo sforzo di sembrare autoritario non viene minimamente rispettato dai suoi allievi?
Eppure entra con fare altezzoso, non abbassa mai il tono di voce, si auto-celebra continuamente…eppure non riesce a catturare l’attenzione e il rispetto dei suoi alunni.
Perché secondo te?
Semplicemente non si comporta in modo sincero.
Copia la leadership di qualcun’altro.
Dobbiamo essere credibili prima di PRETENDERE DI ESSERE ASCOLTATI.
Il Leader sa dove sta andando
E questo DOVE deve essere un “luogo” preciso.
L’obiettivo di un Leader deve essere chiaro, non sono ammesse interpretazioni.
Parlare in generale non serve a migliorare le performance della tua squadra.
Un miglioramento non può essere generalizzato.
Devi concentrare la tua attenzione su qualcosa che va migliorato e lavorare sodo fino ad ottenere il risultato.
L’autorevolezza del Leader
E’ semplice!
Avere molte informazioni non significa sapere.
Al massimo siamo informati.
Un’altra storia su un professore universitario
Velasco racconta la storia di un professore che in aula senza il computer a disposizione per vedere le sue slides non aveva saputo fare lezione.
Se il suo pc avesse funzionato secondo te cosa sarebbe rimasto di quella lezione ai suoi studenti?
Chi guida, chi insegna deve trasformare ogni cosa in qualcosa di suo; è solo così che può trasferirlo a chi lo ascolta.
Userà il suo linguaggio e solo così saprà SPIEGARLO.
Insegnare non è una cosa facile, ma ESSERE UNA GUIDA IN QUESTA COMPLESSITA’ SIGNIFICA SAPER SPIEGARE TANTE COSE IN MANIERA SEMPLICE.
L’unica cosa importante non è quello che diciamo noi ma quello che capisce l’altro.
Perché essere il Leader di un’azienda non è cosa facile
Velasco apre una lunga parentesi sull’argomento proprio perché sa bene che lo sforzo maggiore di un Leader sta nello spiegare agli altri come fare le cose.
Nelle aziende è molto più difficile perché un leader GIOCA e ALLENA contemporaneamente.
Una cosa è certa: un leader non deve cadere nella trappola del PERDO PIU’ TEMPO A SPIEGARLO CHE A FARLO IO.
Dobbiamo sforzarci di spiegare BENE al nostro Staff; non considerare questo tempo come sprecato, ma bensì come un investimento.
Sarà ripagato con il tempo.
Se ti piace troppo essere quello che sa di più è un problema.
Sapere di più dà POTERE ma le cose possono complicarsi perché se sai fare tutto bene solo tu avrai sempre più cose da fare.
Il problema sei tu che non ti sei fidato dei tuoi collaboratori, che non gli hai dato autonomia d’azione e non ti fidi del loro giudizio.
Un Leader deve dare fiducia
Avere fiducia nella persona, non solo nel suo operato, altrimenti al primo errore cade la fiducia.
Un errore è parte del processo di apprendimento.
Un Leader è sempre ottimista
L’ottimismo non proviene solo dalle nostre parole.
L’ottimismo ha uno sguardo, un linguaggio del corpo, un atteggiamento.
Tutti possiamo sbagliare e soprattutto succede continuamente.
“SOFFRO MA NON SUBISCO” vuol dire che un mio sbaglio non deve condizionare il mio operato.
Mi dispiace (soffro) ma vado avanti.
Ottimismo non vuol dire vedere tutto ROSA ma cercare sempre di vedere il lato positivo.
Non vuol dire negare la realtà, negare le cose che non vanno ma sforzarmi di trasmettere le cose positive.
Il tuo atteggiamento deve essere di fiducia: sei tu che guidi con l’esempio.
Ti senti un Leader alla Julio Velasco?
Arrivato a questo punto ti stai chiedendo se veramente hai le caratteristiche del vero Leader?
Probabilmente si e mi congratulo con te.
O probabilmente no e non c’è niente di male.
Se fossimo tutti Leader ci saremo già estinti come i dinosauri.
Non tutti nasciamo Leader o vogliamo essere Leader, possiamo anche essere semplicemente un tassello fondamentale del Team.
Cambiare è fondamentale
La lingua batte dove il dente duole!
Nonostante lo sforzo umano di evitare il cambiamento questo si ripropone sempre.
Il cambiamento è difficile e doloroso ma essenziale.
#Leggi anche l’articolo “Cambiamento: non lasciare che i pensieri negativi ti blocchino”
Se partiamo da questo presupposto chi ci ascolta si sente anche capito.
Il cervello per rimanere allenato e non invecchiare deve sempre fare cose nuove.
Eppure a volte su certe cose rimaniamo indietro per paura di non essere capaci.
Imparare una cosa nuova ci sembra la cosa più complicata mai fatta prima, ma una volta fatta capiamo che era solo il nostro schema mentale di sopravvivenza a farci pensare così.
Possiamo comunque fare un passo in più per aiutare le persone a cambiare e migliorare: non farle sentire incapaci.
Se ogni volta avessi detto ai miei giocatori che era facile, che lo poteva fare anche un bambino, quante volte li avrei fatti sentire in difficoltà tanto da voler quasi mollare?
Ciò che è facile per te non è detto che sia facile per un altro.
Un giocatore bravo non è abituato alla frustrazione e quindi si arrabbia, comincia ad inventare scuse e a farsi domande deleterie.
Un giocatore che ha costruito la sua carriera su lotte continue e sa cosa vuol dire accettare e superare le sfide affronterà meglio la situazione.
Ma il succo è che un Leader deve far si che il suo team si senta capito quando non riesce a fare qualcosa, non sotterrato sotto una valanga di sentenze.
Se invece un Leader si pone dicendo: “è vero non è facile, ma se avrai pazienza e mi seguirai vedrai che ce la farai” metti subito una persona a suo agio attraverso COMPRENSIONE e EMPATIA.
Dobbiamo creare un ambiente in cui siamo esigenti, ci alleniamo costantemente al miglioramento ma dove è previsto anche l’errore.
Differenza fra CRITICA e GIUDIZIO
La critica deve far trasparire la fiducia e deve sempre portare con sé un’indicazione su come fare meglio.
Il giudizio è quasi sempre negativo, dà l’impressione all’altro che tanto ormai è stato etichettato e quindi non vale nemmeno la pena di sforzarsi troppo.
Il compito del Leader è trovare il giusto equilibrio.
Come nelle arti marziali l’equilibrio non è assenza di movimento ma un continuo cambiamento di posizione a seconda del momento.
C’è differenza fra CRITICA e INCORAGGIAMENTO?
Non c’è una formula, un algoritmo.
E’ il Leader che deve capire come trovare l’equilibrio.
La nonna la sapeva lunga su come trovare il giusto equilibrio
La nonna non porta mai in tavola un piatto che non ha assaggiato e quando non è sicura del suo giudizio lo chiede alla persona più imparziale che esista: la figlia.
“Nei primi anni come allenatore, dice Velasco, preparavo “il piatto senza nemmeno assaggiarlo prima”, lo presentavo ai miei giocatori e se a qualcuno non andava bene chiedevo al direttore sportivo di venderlo.
Con l’esperienza ho capito che devo prima vedere con i miei occhi, “assaggiare” se la mia proposta funziona e se non sono sicuro chiedere un parere.
Facendo così dimostrerai di non voler sembrare INFALLIBILE, perché è la peggior etichetta che puoi cucirti addosso.
La squadra non annulla l’individualità
Non siamo tutti uguali altrimenti non esisterebbe un Maradona!
Creare squadra non vuol dire annullare le differenze ma creare un gruppo di persone dove i punti di forza e i punti deboli di ognuno si compensano alla perfezione.
Si ritorna al concetto di equilibrio che, dopo aver ascoltato l’intervento di Velasco, si capisce essere il tassello fondamentale di una Leadership vincente.
Se stai lavorando per essere un Leader, se ti fai spesso domande su come ti vedono gli altri, su come ti percepisce il tuo Team chiediti sempre se:
- La tua Vision è chiara
- I tuoi obiettivi sono realistici
- Sei capace di metterti nei panni degli altri
- Sei in grado di fondere nel modo giusto le individualità di ogni membro del tuo Team
- Sai ascoltare veramente
- Tu, per primo, sai accettare una critica che ti aiuterà a diventare la migliore versione di Leader che esista.
Buon Lunedi!