Una notte di pioggia nel 1954, Joe Elsby Martin, un poliziotto che gestiva un centro ricreativo locale, vide un ragazzino di 12 anni in lacrime entrare in palestra a cercarlo.
Il ragazzo era sconvolto perché la sua nuova bicicletta, un regalo di Natale di suo padre, era stata rubata.
Come ti chiami?
Disse Martin.
Cassius Clay
disse il ragazzo, aggiungendo con rabbia che avrebbe picchiato il ladro se fosse riuscito a trovarlo.
Martin quindi rispose:
Faresti meglio a IMPARARE a combattere prima di INIZIARE a combattere.
Due mesi dopo quel bambino avrebbe vinto il suo primo incontro giovanile, dando così inizio alla carriera del più amato campione della storia del pugilato moderno.
Quando sono arrivato in palestra
ha scritto Ali
Ero così impaziente, sono saltato sul ring con un pugile più vecchio e ho iniziato a lanciare pugni selvaggi.
In un minuto il mio naso ha iniziato a sanguinare.
Mi faceva male la bocca.
La mia testa era stordita.
Finalmente qualcuno mi ha tirato fuori dal ring.
Da quel giorno non ha più mancato un allenamento:
Veniva in palestra anche se non gli davano un passaggio, non aveva una macchina, lui correva!
Correva sulle strade in salita!
In pochi anni Alì non solo diventa un indiscusso campione (56 vittorie, 37 per ko e 5 sconfitte), ma anche un personaggio pubblico, tanto amato da alcuni, quanto odiato da altri.
La conquista del titolo mondiale, la conversione all’Islam, la vicinanza a Malcom X e Martin Luther King, il rifiuto della guerra in Vietnam: il campione del mondo dei pesi massimi che rifiuta di servire la patria: mezza America lo osteggia.
Il momento in cui viene privato del titolo per essersi rifiutato di arruolarsi nell’esercito, è anche il momento in cui diventa chiara la sua personalità.
Colui che non ha il coraggio di correre dei rischi non compirà nulla nella vita.
Diceva sempre…e lui ha sempre rischiato e si è sempre esposto per ciò in cui credeva.
Quand’ero un ragazzo dicevo sempre che se fossi diventato famoso avrei fatto delle cose per aiutare la mia gente che altri non avrebbero fatto: molti, tanti sono diventati famosi e poi hanno fatto pubblicità.
Battere Sonny Liston al campionato mondiale ha dato inizio alla mia fama e io ho cambiato il mio nome, questo ha sconvolto il mondo.
Alì ha usato ciò che aveva dentro e sin da bambino lo ha incanalato per rendere il mondo un posto migliore per sé e per gli altri.
Alì aveva due sogni: vincere il campionato mondiale dei pesi massimi e rendere le persone più consapevoli della loro comune umanità e li ha realizzati entrambi.
Cresciuto in una società segregazionista, armato della sua determinazione e grande forza di volontà, sconfigge un avversario dietro l’altro e non solo sul ring.
Supporta molte cause importanti negli Stati Uniti e mostra sempre un interesse particolare per i paesi in via di sviluppo, spesso limitati dalla mancanza di risorse e educative e finanziarie.
Alì è molto più di un campione di boxe, dedica tutta la vita una volta uscito dal ring a evidenziare ciò che tiene le persone unite e non quello che le separa.
Diffonde messaggi di speranza, comprensione e ispirazione.
Ecco perché occupa un posto unico nei cuori delle persone.
Nel 2005 un uomo che 40 anni prima aveva rischiato di essere arrestato dal suo governo riceve la più alta onorificenza civile americana, la medaglia presidenziale della libertà conferita a coloro che hanno dato un grande contributo alla pace del mondo o altre significative finalità.
Questo è il simbolo di come la società possa cambiare nel corso della vita di un uomo.
Colpito negli ultimi anni di vita dal morbo di Parkinson, Muhammad Alì non si è fatto sconfiggere neanche dalla sua malattia che lo ha accompagnato per 30 anni e ha continuato fino all’ultimo le sue battaglie in difesa dei diritti civili e della pace.
Cosa possiamo imparare da Muhammad Alì?
La lezione di Alì si può riassumere con questa profonda citazione:
Un uomo che osserva il mondo a cinquanta anni allo stesso modo in cui l’ha fatto a venti, ha sprecato trenta anni della sua vita.