Perché stiamo ancora leggendo questo libro intitolato Il Principe, scritto 500 anni fa?
In parte potrebbe essere perché Machiavelli ha rappresentato un punto di svolta nella storia del pensiero politico: fu il primo infatti a separare la politica dall’etica.
Ma credo che quello che ancora affascina sia la schiettezza del suo pensiero e il modo in cui ci invita a vedere il mondo.
Il Principe ci mostra come appare il mondo se visto da una prospettiva strettamente demoralizzata e realistica.
E così ci chiediamo: che aspetto ha la natura umana se guardata in maniera un pò cinica e senza fronzoli?
Machiavelli non vuole parlare di etica e ideali ma di fatti.
Vuole capire come governare al meglio.
E’ più interessato alle caratteristiche malvagie che gli esseri umani hanno, rispetto a quelle buone che aspirano ad avere.
Secondo lui gli esseri umani hanno sempre buone intenzioni, ma nella vita reale spesso non sono all’altezza di quelle buone intenzioni.
C’è un tale divario tra il modo in cui si vive e come si dovrebbe vivere, così chi trascura ciò che viene fatto per ciò che dovrebbe essere fatto imparerà la sua distruzione piuttosto che la sua conservazione.
Ci invita in poche parole a valutare i fatti più che le intenzioni.
Essere machiavellici
Diamo uno sguardo alla definizione di machiavellismo: impiego dell’astuzia e della doppiezza nel governare o nella condotta generale.
La psicologia si riferisce al machiavellismo come ad un tratto della personalità che vede una persona così concentrata sui propri interessi da manipolare, ingannare e sfruttare gli altri per raggiungere i propri obiettivi.
Secondo quest’ottica il pensiero machiavellico avrebbe sicuramente una connotazione negativa ma in realtà il suo pensiero risulta estremamente attuale soprattutto in ambito aziendale e di leadership.
Un leader, analogamente al principe, deve saper gestire la tensione, saper creare consenso e adottare uno stile di leadership adatto alle risorse che guida.
Il leader machiavellico e il cambiamento
In ambito aziendale la valutazione dell’efficacia o del successo di una strategia è spesso in relazione con la capacità di affrontare e gestire il cambiamento.
Per continuare a svilupparsi in una situazione di continuo cambiamento le aziende e i loro leader devono imparare a gestire al meglio gli imprevisti e i cambi di rotta.
Basti pensare all’attuale situazione generata dal covid-19 e alle imprevedibili conseguenze che esso ha portato in ambito politico, economico e sociale.
Allora rileggendo alcuni passaggi del Il Principe appare chiaro come il pensiero di Machiavelli sulla relazione tra virtù e fortuna sia ad oggi ancora attualissimo:
Ritengo che potrebbe essere vero che la fortuna è l’arbitro di metà delle azioni, ma che lascia comunque l’altra metà, o vicino ad essa, a essere governata da noi.
E lei assomiglia a uno di quei fiumi violenti che, quando si infuriano, allagano le pianure, abbattono alberi ed edifici, sollevano la terra da una parte e la depositano dall’altra …
Ma questo non significa che gli uomini, quando i tempi sono tranquilli, non possono prendere precauzioni con paratoie e argini, così che, quando i fiumi si gonfiano di nuovo, o si sposterebbero lungo un canale, o la loro corsa non sarebbe così incontrollata e dannosa.
Lo stesso accade con la fortuna, che mostra la sua forza dove non ci sono risorse preparate per resisterle.
Con questi versi Machiavelli sottolinea che chi sa adattarsi meglio alla realtà e agli imprevisti ottiene i risultati migliori.
Il cambiamento è la caratteristica principale della realtà e, per interagire efficacemente con essa l’uomo deve sviluppare adeguate competenze e prepararsi agli imprevisti, anche quando le cose sono tranquille.
È fondamentale che un leader sappia infondere fiducia, trasmettere un atteggiamento positivo, reagire e saper gestire il cambiamento.
E’ importante concedere alle persone un periodo di tempo ragionevole per abituarsi alla perdita delle vecchie abitudini ma dopodiché è necessario che esse si concentrino sulle novità apportate.
Tutti noi abbiamo difficoltà ad accettare i cambiamenti che ci vengono imposti dall’esterno, ma allo stesso modo supportiamo di buon grado i cambiamenti dei quali ci sentiamo partecipi.
Ecco perché un buon leader deve avere la capacità di saper coinvolgere le persone, anche quando il cambiamento è già in corso.
Secondo Machiavelli il cambiamento per essere duraturo deve essere accettato dalla popolazione e un leader per far sì che questo avvenga dovrebbe almeno apparentemente confermare le strutture passate prima di introdurre i cambiamenti veri e propri, dato che le persone si mostrano inizialmente resistenti al cambiamento e spesso prestano più attenzione a ciò che appare piuttosto che a ciò che è realmente.
Scrive sempre Machiavelli:
Chi intende riformare lo stato di una città in modo duraturo, affinché il cambiamento sia percepito e accettato con favore da tutti, deve lasciare il più possibile inalterata la parvenza dell’antico sistema, in modo che al popolo non sembri di aver mutato ordinamento anche se di fatto questo sarà diversamente diverso dal passato.
Machiavelli non voleva certo dare insegnamenti di leadership aziendale ma se ci pensiamo bene, quest’uomo che più di 500 anni fa ha studiato le regole che governano i giochi politici e di governo del suo tempo e dei tempi passati, ci ha lasciato un insegnamento sull’importanza di avere una figura di riferimento forte e che sappia unire le masse e andare oltre i conflitti.
Ti lascio con una citazione su cui riflettere:
Il primo modo per valutare l’intelligenza di un principe è vedere di quali uomini si circonda.
Buon Lunedi del Mentore!